27.03.2516
Giostre
Ore 20.00
Da ricordare: “… Resti
con me?...”
Giostre,
musica e luci.
Si torna
bambini in un lampo.
Tra le
risate, e lo scampanellio di cavalli e navi spaziali che girano continuamente
sulla piattaforma, sorrido come una bambina.. e si: mi sento sciocca.
Esposta e
vulnerabile, tuttavia soddisfatta e serena.
E’ quello l’effetto
che fa, anche per quel solo sorriso che mi riserva indicandomi la giostra.
« Del resto abbiamo detto che sei quasi una ventenne con
qualche anno in più di esperienza. Io sono un ventenne con quasi
quattordici anni di esperienza.. Eppure mi diverto ancora li sopra..»
Salirci è
facile.. scendere un po’ meno.
So già che
sarà una serata diversa, dove si è sé stessi solamente.
Ecco perché esprimo
un desiderio, uno di quelli inconfessabili che dovrebbe restare chiuso tra idee
e pensieri.
Lo guardo,
soprattutto, perché ho bisogno di leggere il “si” prima di sentirlo scivolare
via dalle labbra. O forse ci spero, ecco.
« Mi è
permesso azzardare un desiderio?»
« Dipende dal
desiderio. Chiedi..»
« Resti con
me? »
« Resto con te, tutto il tempo che
vuoi. Resto fin quando non ne avrai abbastanza di me..»
« …avrò bisogno
di una maglietta. Per stanotte. »
Scegliamo la
carrozza.
Tra i
laterali alti, e la musica che copre i bisbigli, mi mostra un regalo. Un regalo
per me.
Un
gioiello.. anzi, due in realtà. Orecchini. Chiedergli di mettermeli è solo una
scusa, lo ammetto. Mi da l’opportunità di guardarlo, di ridere delle sue
battute e, specialmente, per quel suo autocelebrarsi del tutto ironico che mi
strappa ben più di un sorriso.
Il bacio
seguente è diverso.
I secondi
baci sono sempre diversi.
Affamati,
istintivi.
Impetuosi.
Ti tolgono
il respiro rendendo il cervello lento.
Ma è proprio
quella la sensazione che mi piace: lasciarmi trascinare via, senza pensarci.
So però che
sarà difficilissimo mantenere la promessa.. il rischio, però, ho intenzione di
correrlo comunque. So che ci tiene.
Lo so.
O lo spero?
27.03.2516
Albergo
Notte
Si può
sentire il timido fruscio delle lenzuola, ogni volta che si muove.
Piano,
cautamente, con il timore di sentirlo irrigidirsi e fuggire.
Ma lui non c’è,
non più.
La sua parte
di letto è calda e lui è poco più in la, assorto.
Lo stato di
dormiveglia perdura fin tanto che resta il silenzio. Le dita stringono il bordo
del cuscino, la gamba si piega scoprendosi.
Non sente
freddo, solo la mancanza di qualcosa.
L’alba però
arriva troppo in fretta, spegnendo qualsiasi speranza di una notte che duri in
eterno.
I sensi si
risvegliano al minimo contatto, prima ancora che gli occhi, riaperti sul mondo,
inquadrino il suo viso ed il sorriso che nasce sulle labbra qualche istante
dopo.
Un’espressione
contagiosa, sincera e pura.
C’è ancora
il tempo per accarezzargli il braccio, poi il viso.
Senza
parlare poiché, nel suo sguardo, coglie l’inizio di un arrivederci.
« Siamo
stati bravi. »
« Si,
decisamente. Quasi troppo. »
« Ma ora
devo andare.. »
Lui può
vedere lo sguardo cambiare, adombrarsi, sebbene le labbra restino distese in
un accoglimento placido della notizia.
Lo sapeva
già.
« Ci vediamo
stasera. »
« A stasera.
»
Perdendo
tempo a guardarlo vestirsi, senza dirgli nulla. Sarebbe sciocco, oltre che
estremamente egoista, chiedergli di restare ancora. Sta per girarsi, nella
speranza di riuscire a dormire ancora un po’, ma lui si avvicina.
Il terzo
bacio è diverso.
Di nuovo.
E’ unico e
lento.
Sembra tanto
una promessa.
"I know that we were made to break
So what? I don’t mind"
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