venerdì 28 marzo 2014

27.03.2516
Giostre
Ore 20.00
Da ricordare: “… Resti con me?...”


Giostre, musica e luci.
Si torna bambini in un lampo.
Tra le risate, e lo scampanellio di cavalli e navi spaziali che girano continuamente sulla piattaforma, sorrido come una bambina.. e si: mi sento sciocca.
Esposta e vulnerabile, tuttavia soddisfatta e serena.
E’ quello l’effetto che fa, anche per quel solo sorriso che mi riserva indicandomi la giostra.

« Del resto abbiamo detto che sei quasi una ventenne con qualche anno in più di esperienza. Io sono un ventenne con quasi quattordici anni di esperienza.. Eppure mi diverto ancora li sopra..»

Salirci è facile.. scendere un po’ meno.
So già che sarà una serata diversa, dove si è sé stessi solamente.
Ecco perché esprimo un desiderio, uno di quelli inconfessabili che dovrebbe restare chiuso tra idee e pensieri.
Lo guardo, soprattutto, perché ho bisogno di leggere il “si” prima di sentirlo scivolare via dalle labbra. O forse ci spero, ecco.

« Mi è permesso azzardare un desiderio?»
« Dipende dal desiderio. Chiedi..»
« Resti con me? »
« Resto con te, tutto il tempo che vuoi. Resto fin quando non ne avrai abbastanza di me..»
« …avrò bisogno di una maglietta. Per stanotte. »

Scegliamo la carrozza.
Tra i laterali alti, e la musica che copre i bisbigli, mi mostra un regalo. Un regalo per me.
Un gioiello.. anzi, due in realtà. Orecchini. Chiedergli di mettermeli è solo una scusa, lo ammetto. Mi da l’opportunità di guardarlo, di ridere delle sue battute e, specialmente, per quel suo autocelebrarsi del tutto ironico che mi strappa ben più di un sorriso.
Il bacio seguente è diverso.
I secondi baci sono sempre diversi.
Affamati, istintivi.
Impetuosi.
Ti tolgono il respiro rendendo il cervello lento.
Ma è proprio quella la sensazione che mi piace: lasciarmi trascinare via, senza pensarci.
So però che sarà difficilissimo mantenere la promessa.. il rischio, però, ho intenzione di correrlo comunque. So che ci tiene.
Lo so.
O lo spero?



27.03.2516
Albergo
Notte


Si può sentire il timido fruscio delle lenzuola, ogni volta che si muove.
Piano, cautamente, con il timore di sentirlo irrigidirsi e fuggire.
Ma lui non c’è, non più.
La sua parte di letto è calda e lui è poco più in la, assorto.
Lo stato di dormiveglia perdura fin tanto che resta il silenzio. Le dita stringono il bordo del cuscino, la gamba si piega scoprendosi.
Non sente freddo, solo la mancanza di qualcosa.
L’alba però arriva troppo in fretta, spegnendo qualsiasi speranza di una notte che duri in eterno.
I sensi si risvegliano al minimo contatto, prima ancora che gli occhi, riaperti sul mondo, inquadrino il suo viso ed il sorriso che nasce sulle labbra qualche istante dopo.
Un’espressione contagiosa, sincera e pura.
C’è ancora il tempo per accarezzargli il braccio, poi il viso.
Senza parlare poiché, nel suo sguardo, coglie l’inizio di un arrivederci.

« Siamo stati bravi. »
« Si, decisamente. Quasi troppo. »
« Ma ora devo andare.. »

Lui può vedere lo sguardo cambiare, adombrarsi, sebbene le labbra restino distese in un accoglimento placido della notizia.
Lo sapeva già.

« Ci vediamo stasera. »
« A stasera. »

Perdendo tempo a guardarlo vestirsi, senza dirgli nulla. Sarebbe sciocco, oltre che estremamente egoista, chiedergli di restare ancora. Sta per girarsi, nella speranza di riuscire a dormire ancora un po’, ma lui si avvicina.
Il terzo bacio è diverso.
Di nuovo.
E’ unico e lento.
Sembra tanto una promessa.


"I know that we were made to break

So what? I don’t mind"




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