domenica 30 marzo 2014

29.03.2516
Gazebo
Ore 21.00

Da ricordare: “Tu hai di me, ed avrai di me, ciò che di me vorrai, quando vorrai...”



E’ una di quelle serate che si trascinano nell’incertezza… come se, nonostante tutto, ne conoscessi la fine ma – a ragione – te la negassi per paura degli errori.
Ho accettato l’appuntamento consapevole di andarci con molte riserve. Moltissime.
Il nervoso è sempre li, latente ed inestinguibile.
Penso anche alla ritirata strategica, soprattutto quando il suo massiccio profilo è li all’orizzonte, in attesa.
Mi ci vuole un enorme sforzo di volontà per ricacciare il fastidio e sotterrare l’ascia di guerra, nascondendomi dietro tutta la calma che negli anni sono riuscita a costruire come unica barriera.
Piano, passo dopo passo, fino a sfiorare i primi gradini del Gazebo, entrando nel suo territorio.
Ed allora lo vedo: mi sembra tranquillo.
Quasi troppo.
L’esordio è dei più infelici e piatti che possano esistere: “Volevi vedermi..”
Lo volevi tu, ed io… forse.

I convenevoli passano rapidamente ed alla fine mi ritrovo in silenzio, senza sapere cosa dire.
Mi agito, ovviamente, ma l’ansia scema quando vedo il fiocco di un regalo. Un regalo per me.
Sono così stupita che è difficile non notarlo; non me lo aspettavo, è ovvio.
Il nervoso si scioglie pian piano, con iniziale riluttanza, cedendo il posto ad una serenità di fondo che mi strappa un sorriso. Ben più d’uno in realtà.
Tutto perché sembriamo due idioti, tu ed io. 
A parlare di differenze, a fare paragoni, a definire i lati di un triangolo che non mi sono scelta volutamente… ma che ho semplicemente accettato e desiderato, dopo.
Quando l’ho capito? Da un po’.
Dal fatto che pensare alla separazione mi fa star male.
Dal fatto che se dovessi scegliere come vivere vorrei farlo esattamente così, con entrambi.
Però ogni cosa devo spiegartela, come si fa con un bambino.
Stranamente, però, non mi pesa.
E’ ciò che voglio: farmi capire.


«E' vero, sei massiccio. Enorme, certamente pesante, ed in un ambiente come quello dell'altra sera sei un pesce fuor d'acqua.  Ma è anche vero che la sensazione che trasmetti a chi ti sta attorno è di totale sicurezza e protezione - almeno per quelli che ti conoscono abbastanza da non temerti.  Quindi si, usare l'aggettivo "bello", con te, è giusto. Perchè sei bello, dentro e fuori. Questo è ciò che penso io. E sono qualificata per poter riassumere il pensiero di molte, moltissime persone.»

«Quindi ti faccio sentire protetta? Ma io attiro i guai e le pallottole, Emma, sono una calamita per i casini... dentro e fuori, addirittura. Ma stai dicendo sul serio?»

«Al di la delle pallottole o meno che puoi attirare.. Resta il fatto che, anche in un possibile scontro a fuoco, pericolosissimo, sapendoti con me non avrei alcun problema ad affrontare le conseguenze. Ma credevo che ti fosse già chiaro.. questo.»


In questi momenti vorrei strozzarti.
Se avessi la forza fisica per farlo lo farei.
Spiegarti ciò che provo però non è difficile, ogni parola scivola lenta e calma.
Un discorso che, probabilmente, avrei dovuto fare da tempo.
Possiamo riassumerlo in pochi concetti fondamentali, che mi ripeto da quando te li ho detti.


« Ed ora, per quanto sciocco ed egoista possa sembrare, mi basta. E' tutto ciò che desidero. Poter avere ciò che avete da dare, indistintamente: che sia uno sguardo, una confessione, o la richiesta di un consiglio. Fino a che non riuscirò più a sopportarlo.. ed allora, solo allora, scomparirò per lasciarvi alle vostre vite, cercando la miaPerchè sono succube di qualcosa che non posso controllare. Ed, allo stesso tempo, per quanto possa distruggermi non riesco a farne a meno.»

«Non voglio che scompari dalla mia vita, voglio che tu sia cucita addosso a me, piccola. Noi due siamo legati, non c'è altro da dire. Tu hai di me, ed avrai di me, ciò che di me vorrai, quando vorrai.»





venerdì 28 marzo 2014

27.03.2516
Giostre
Ore 20.00
Da ricordare: “… Resti con me?...”


Giostre, musica e luci.
Si torna bambini in un lampo.
Tra le risate, e lo scampanellio di cavalli e navi spaziali che girano continuamente sulla piattaforma, sorrido come una bambina.. e si: mi sento sciocca.
Esposta e vulnerabile, tuttavia soddisfatta e serena.
E’ quello l’effetto che fa, anche per quel solo sorriso che mi riserva indicandomi la giostra.

« Del resto abbiamo detto che sei quasi una ventenne con qualche anno in più di esperienza. Io sono un ventenne con quasi quattordici anni di esperienza.. Eppure mi diverto ancora li sopra..»

Salirci è facile.. scendere un po’ meno.
So già che sarà una serata diversa, dove si è sé stessi solamente.
Ecco perché esprimo un desiderio, uno di quelli inconfessabili che dovrebbe restare chiuso tra idee e pensieri.
Lo guardo, soprattutto, perché ho bisogno di leggere il “si” prima di sentirlo scivolare via dalle labbra. O forse ci spero, ecco.

« Mi è permesso azzardare un desiderio?»
« Dipende dal desiderio. Chiedi..»
« Resti con me? »
« Resto con te, tutto il tempo che vuoi. Resto fin quando non ne avrai abbastanza di me..»
« …avrò bisogno di una maglietta. Per stanotte. »

Scegliamo la carrozza.
Tra i laterali alti, e la musica che copre i bisbigli, mi mostra un regalo. Un regalo per me.
Un gioiello.. anzi, due in realtà. Orecchini. Chiedergli di mettermeli è solo una scusa, lo ammetto. Mi da l’opportunità di guardarlo, di ridere delle sue battute e, specialmente, per quel suo autocelebrarsi del tutto ironico che mi strappa ben più di un sorriso.
Il bacio seguente è diverso.
I secondi baci sono sempre diversi.
Affamati, istintivi.
Impetuosi.
Ti tolgono il respiro rendendo il cervello lento.
Ma è proprio quella la sensazione che mi piace: lasciarmi trascinare via, senza pensarci.
So però che sarà difficilissimo mantenere la promessa.. il rischio, però, ho intenzione di correrlo comunque. So che ci tiene.
Lo so.
O lo spero?



27.03.2516
Albergo
Notte


Si può sentire il timido fruscio delle lenzuola, ogni volta che si muove.
Piano, cautamente, con il timore di sentirlo irrigidirsi e fuggire.
Ma lui non c’è, non più.
La sua parte di letto è calda e lui è poco più in la, assorto.
Lo stato di dormiveglia perdura fin tanto che resta il silenzio. Le dita stringono il bordo del cuscino, la gamba si piega scoprendosi.
Non sente freddo, solo la mancanza di qualcosa.
L’alba però arriva troppo in fretta, spegnendo qualsiasi speranza di una notte che duri in eterno.
I sensi si risvegliano al minimo contatto, prima ancora che gli occhi, riaperti sul mondo, inquadrino il suo viso ed il sorriso che nasce sulle labbra qualche istante dopo.
Un’espressione contagiosa, sincera e pura.
C’è ancora il tempo per accarezzargli il braccio, poi il viso.
Senza parlare poiché, nel suo sguardo, coglie l’inizio di un arrivederci.

« Siamo stati bravi. »
« Si, decisamente. Quasi troppo. »
« Ma ora devo andare.. »

Lui può vedere lo sguardo cambiare, adombrarsi, sebbene le labbra restino distese in un accoglimento placido della notizia.
Lo sapeva già.

« Ci vediamo stasera. »
« A stasera. »

Perdendo tempo a guardarlo vestirsi, senza dirgli nulla. Sarebbe sciocco, oltre che estremamente egoista, chiedergli di restare ancora. Sta per girarsi, nella speranza di riuscire a dormire ancora un po’, ma lui si avvicina.
Il terzo bacio è diverso.
Di nuovo.
E’ unico e lento.
Sembra tanto una promessa.


"I know that we were made to break

So what? I don’t mind"




martedì 25 marzo 2014

24.03.2516
Bolden Sax
Ore 20.00

Da ricordare: “… Perché è ciò di cui hai bisogno…”



L’atmosfera che ti accoglie è quella tipica degli anni Venti.
Passata.
Perduta.
Piena di fumo, di musica e chiacchiere.
C’è gente, troppa.
I visi non sono nitidi, hanno i contorni sfumati e grigiastri delle sigarette che si consumano tra le loro dita.
Le risate iniziano a spegnersi una volta raggiunta la musica, vivace ed allegra.
Guardano tutti verso il palco, ammirati.
L’ho fatto anche io, ben sapendo chi avrei trovato al piano.
Sono stata una di quelli che, a fine esibizione, ha battuto le mani fino a farsi male, preda di un entusiasmo incontenibile.
Il resto sembra essere accaduto più in fretta. Un baciamano, un’occhiata, ed in quell’unico momento ho scorto la gioia di un ragazzo senza problemi, emozionato. Semplice e diverso.

« Sei uno splendore.. »
« Tu sei eccezionale..  Stasera ti rubo alla folla..»
« Sono tutto tuo per… Due ore e mezza.. »

So già che è un tempo limite ma non importa.
Penso a ciò che voglio chiedere distraendomi con l’ordinazione e con il pacchetto di sigarette che gli sottraggo; riuscirò a farlo smettere, prima o poi.
La domanda sorge spontaneamente, spinta più dalla curiosità che dall’urgenza: Quanto in fretta ti stanchi delle donne che ti interessano? 
Le risposta è dura, secca. Immediata: “Molto in fretta, Emma”
Non so perché ma la cosa non mi stupisce.
Vado avanti, lo fisso.
Insisto.

« Passo metà delle mie notti tra le braccia di qualche cliente. Non me ne lamento. L'ho scelto io. Ciò non toglie che sono le tue le braccia tra cui vorrei dormire. Non lo voglio se non è quello che vuoi tu. Non ti ho mai forzato nel fare le tue mosse. Ti sto dando la possibilità di scegliere senza fretta cosa è giusto per te. Se vuoi andare. Se vuoi rimanere. Non ti posso promettere niente.. » 

E’ in quel momento che capisco di poter fare qualcosa.
Posso promettergli l’alternativa, senza riserve.

« Io invece una cosa te la posso promettere.  Rappresento una sorta di.. evasione. Sono un po' come la tua ora di libertà concessa in carcere.  Questo è ciò che mi basta.  Mi hai chiarito più volte che il tempo passato con me è diverso. E'.. gratuito. E' semplice. Non ti da obblighi, non pretende niente. E' tuo, così.  Può continuare ad essere una zona franca, esclusiva. Una zona nella quale puoi suonare per divertirti.. dove puoi bere -poco- ma non fumare..  E dove, occasionalmente, potresti d o r m i r e .. .. con me. Perchè sapresti di non trovare tra le mie braccia ciò che ogni cliente ti darebbe. Sapresti di avere qualcosa di.. diverso. »

Lo accetta.
Lo vuole…
…. Perché è ciò di cui ha bisogno.