29.03.2516
Gazebo
Ore 21.00
Da ricordare: “Tu hai di me, ed avrai di me, ciò che di me
vorrai, quando vorrai...”
E’ una di
quelle serate che si trascinano nell’incertezza… come se, nonostante tutto, ne
conoscessi la fine ma – a ragione – te la negassi per paura degli errori.
Ho accettato
l’appuntamento consapevole di andarci con molte riserve. Moltissime.
Il nervoso è
sempre li, latente ed inestinguibile.
Penso anche
alla ritirata strategica, soprattutto quando il suo massiccio profilo è li all’orizzonte,
in attesa.
Mi ci vuole
un enorme sforzo di volontà per ricacciare il fastidio e sotterrare l’ascia di
guerra, nascondendomi dietro tutta la calma che negli anni sono riuscita a
costruire come unica barriera.
Piano, passo
dopo passo, fino a sfiorare i primi gradini del Gazebo, entrando nel suo territorio.
Ed allora lo
vedo: mi sembra tranquillo.
Quasi
troppo.
L’esordio è
dei più infelici e piatti che possano esistere: “Volevi vedermi..”
Lo volevi
tu, ed io… forse.
I
convenevoli passano rapidamente ed alla fine mi ritrovo in silenzio, senza
sapere cosa dire.
Mi agito,
ovviamente, ma l’ansia scema quando vedo il fiocco di un regalo. Un regalo per
me.
Sono così
stupita che è difficile non notarlo; non me lo aspettavo, è ovvio.
Il nervoso
si scioglie pian piano, con iniziale riluttanza, cedendo il posto ad una
serenità di fondo che mi strappa un sorriso. Ben più d’uno in realtà.
Tutto perché
sembriamo due idioti, tu ed io.
A parlare di differenze, a fare paragoni, a
definire i lati di un triangolo che non mi sono scelta volutamente… ma che ho
semplicemente accettato e desiderato, dopo.
Quando l’ho
capito? Da un po’.
Dal fatto
che pensare alla separazione mi fa star male.
Dal fatto
che se dovessi scegliere come vivere vorrei farlo esattamente così, con
entrambi.
Però ogni
cosa devo spiegartela, come si fa con un bambino.
Stranamente,
però, non mi pesa.
E’ ciò che
voglio: farmi capire.
«E' vero, sei massiccio. Enorme, certamente pesante, ed in
un ambiente come quello dell'altra sera sei un pesce fuor d'acqua. Ma è
anche vero che la sensazione che trasmetti a chi ti sta attorno è di totale
sicurezza e protezione - almeno per quelli che ti conoscono abbastanza da non
temerti. Quindi si, usare
l'aggettivo "bello", con te, è giusto. Perchè sei bello, dentro
e fuori. Questo è ciò che penso io. E sono qualificata per poter riassumere il
pensiero di molte, moltissime persone.»
«Quindi ti faccio sentire protetta? Ma io attiro i guai e le
pallottole, Emma, sono una calamita per i casini... dentro e fuori, addirittura.
Ma stai dicendo sul serio?»
«Al di la delle pallottole o meno che puoi attirare.. Resta
il fatto che, anche in un possibile scontro a fuoco, pericolosissimo, sapendoti
con me non avrei alcun problema ad affrontare le conseguenze. Ma credevo che ti
fosse già chiaro.. questo.»
In questi
momenti vorrei strozzarti.
Se avessi la
forza fisica per farlo lo farei.
Spiegarti
ciò che provo però non è difficile, ogni parola scivola lenta e calma.
Un discorso
che, probabilmente, avrei dovuto fare da tempo.
Possiamo
riassumerlo in pochi concetti fondamentali, che mi ripeto da quando te li ho
detti.
« Ed ora, per
quanto sciocco ed egoista possa sembrare, mi basta. E' tutto ciò che desidero.
Poter avere ciò che avete da dare, indistintamente: che sia uno sguardo, una
confessione, o la richiesta di un consiglio. Fino a che non riuscirò più a
sopportarlo.. ed allora, solo allora, scomparirò per lasciarvi alle vostre
vite, cercando la mia. Perchè
sono succube di qualcosa che non posso controllare. Ed, allo stesso tempo, per
quanto possa distruggermi non riesco a farne a meno.»
«Non voglio che scompari dalla mia vita, voglio che tu sia
cucita addosso a me, piccola. Noi due siamo legati, non c'è altro da dire. Tu
hai di me, ed avrai di me, ciò che di me vorrai, quando vorrai.»